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Manuel Renga Compagnia Chronos 3: “La nostra Traviata oggi tra agenzie escort e party forsennati”

Manuel Renga è uno dei registi della compagnia teatrale Chronos 3, nata nel 2011 in seno alla Scuola Civica Paolo Grassi di Milano. Tre registi lavorano ai progetti della compagnia, accomunati dal desiderio di leggere e descrivere l’oggi attraverso la performance sociale e la drammaturgia contemporanea.
Venerdì 27 marzo l’ultimo lavoro firmato Chronos 3 sarà in scena al Circolo Everest
: “Traviata – requiem per una sgualdrina” è la storia di due Violette unite da un legame molto forte, ma l’una l’alter ego dell’altra. Un canto a due voci che rivisita il melodramma verdiano lasciando però intatta la sua carica passionale.
Abbiamo intervistato Manuel Renga che ci ha parlato della Traviata, certo, ma anche del senso del Teatro per Chronos 3 e dei prossimi progetti in cantiere.

I.S. “Traviata – Requiem per una sgualdrina” è la storia di due donne, due Violette molto diverse tra loro. Vorresti raccontarci da dove nasce questo binomio?

Questo progetto nasce un anno fa circa, quando chiesi a Tobia Rossi – autore della compagnia – una riscrittura contemporanea delle vicende di Violetta. Perché volevo mettere in scena quell’amore passionale, così melodrammatico, amore che è indissolubilmente legato anche alla morte. Un argomento molto attuale per me.
E da lì l’idea di mettere in scena due Violette, una donna cantante costretta per l’eternità ad interpretare Violetta in modo tradizionale, secondo i canoni della lirica, obbligata dentro a forme precostituite, che rivive al contrario la sua storia; e al suo fianco una Violetta contemporanea che vive con tutto l’entusiasmo tipico delle ragazze l’avventura della vita, purtroppo colpita dalla malattia.
La nostra cantante diventa uno spirito guida che cerca di uscire dai suoi obblighi “lirici” per aiutare, indirizzare l’altra ragazza, ben sapendo qual è la fine a cui andrà incontro.

I.S. In cosa la vostra Traviata si differenzia dalle altre messe in scena dell’opera di Verdi?

Innanzitutto le arie e i brani verdiani, ben interpretati da Gianpietro Bertella (pianoforte) e Anna Righettini (soprano), rivivono al contrario, partiamo dal famoso “addio del passato” fino ad arrivare all’aria del “Libiamo” solo alla fine dello spettacolo.
Traviata cantante non è più la cortigiana innamorata della vita di lusso e di Alfredo – amori che la condurranno al vortice della morte – ma diventa la donna guida, la donna che ha già provato sulla sua pelle decine e decine di volte la fine, che tuttavia non riuscendo a liberarsene, cerca quantomeno di liberare la ragazza in scena che pare vivere nel mondo contemporaneo delle agenzie di escort, delle bmw SUV, dei party forsennati, delle cene a base di insalata croccante per non ingrassare.

I.S. Parliamo della vostra compagnia. Cosa vuol dire fare Teatro per Chronos Tre?

Chronos3 nasce dalla volontà di 3 registi: una compagnia anomala sul panorama italiano, ma che fa di questa differenza la sua forza. Ognuno di noi porta avanti progetti personali, laboratori e spettacoli, e nello stesso tempo ci dedichiamo a lavori comuni sia sul lago di Garda, base della compagnia, sia a Milano, dove tutti e tre abitiamo.
Fare Teatro per noi vuol dire dare aria e fiato alla nostra voglia di raccontare e indagare il contemporaneo, l’oggi. Tutti i nostri progetti si collocano nell’ambito della drammaturgia contemporanea, si tratta di testi originali nella maggior parte dei casi che parlano di alcuni aspetti della vita dell’uomo oggi.
Abbiamo deciso do dedicare anche tante energie alla costruzione di un circuito, che abbiamo chiamato Circuito contemporaneo, ovvero una serie di relazioni con i comuni del lago: una vera e propria stagione teatrale per diffondere e portare anche lì la grande drammaturgia contemporanea, in luoghi dove si è abituati a vedere solo classici o teatro dialettale. Nelle nostre stagioni c’è ampio spazio per il teatro popolare e anche dialettale, il tutto però riletto con uno sguardo nuovo.

I.S. La vostra compagnia nasce nel 2011 all’interno della Scuola Paolo Grassi di Milano. Quali sono a tuo avviso, vizi e virtù del Teatro lombardo di oggi?

Il teatro lombardo sicuramente è molto vivo, è una fucina molto viva di giovani compagnie, di giovani gruppi, che si aprono sempre di più; nascono ogni giorno nuclei di indagine teatrale, ragazzi che decidono di fare del teatro il proprio mestiere. Questa parcellizzazione del teatro non può che far bene al teatro lombardo, dà voce alle tante diversità, alle tante voglie di raccontare.
Dall’altra parte, purtroppo, questa situazione porta a non avere forza, o meglio a non avere una forza comune in grado di accedere a bandi, a finanziamenti, di non riuscire ad affacciarsi al panorama nazionale.
Per questo ben vengano le unioni dei circuiti delle forze per poter far sentire la voce del fertile teatro “off”, come viene definito.
Il teatro lombardo poi si differenzia molto da una città come Milano, ai comuni di periferia, fino alle città più piccole: ognuna di queste situazioni è diversa, anche se in ognuna il tentativo è quello di affiancarsi ai vecchi sistemi per poter dire la propria opinione a riguardo.

Is. Uno degli indirizzi della compagnia è la performance legata al territorio. Cosa vi piace di più di questo aspetto?

Questa è una delle direzioni di indagini più importanti della nostra compagnia. La riscoperta di antiche tradizioni, di luoghi pressochè sconosciuti, di personaggi della storia delle nostre zone e il loro racconto teatrale. Ci piace parlare con le persone di un paese, capirne le radici, le motivazioni dei comportamenti che oggi dirigono la nostra vita. Perché esiste quel modo di dire? Perché nessuno si avvicina ad una casa? Chi ha costruito l’unica strada che conduce ad un paese di montagna e quando? Come si faceva prima? Chi ha dato il nome ad un paese? Insomma raccogliere la storia, rielaborarla, raccontarla per capire l’oggi.

I.S. Vuoi raccontarci l’ultima esperienza di performance sociale realizzata da Chronos 3?

L’anno scorso abbiamo creato lo spettacolo “10,2 il futuro attraverso la roccia” ovvero il primo capitolo di una trilogia dedicata alla relazione tra la tecnologia e l’essere umano. Abbiamo raccontato della costruzione della “strada della forra” di Tremolino sul Garda in occasione del suo centenario: un’opera titanica di 10,2 Km che collega il porto, il lago fino al paese, fra tornanti impossibili, gallerie scavate a mani nude della roccia da operai appesi alla roccia a strapiombo sul lago.
Abbiamo condotto un laboratorio in loco, parlando con gli anziani, raccogliendo gli aneddoti, le fonti storiche, vedendo i luoghi raccontati in questa storia; abbiamo “ricostruito” il paese come era 100 anni prima per capire le dinamiche, le corse, i percorsi che questi uomini, pionieri per l’epoca, affrontavano ogni giorno.
E da lì è nato il nostro spettacolo, pensato itinerante nel centro storico del paese proprio nei luoghi raccontati, conducendo le persone nel loro paese e raccontando spesso cose che erano solo sentite e mai approfondite.
La collaborazione con le amministrazioni comunali, con le Pro Loco, con i cittadini è importantissima, è base da cui si parte e senza di loro sarebbe impossibile pensare di realizzare progetti di questo genere.
Abbiamo avuto una grande affluenza di pubblico, anche molti stranieri (essendo quella zona di alto interesse turistico) e sarà di sicuro ripresa a breve.
In previsione abbiamo un lavoro dedicato ai cartai storici di Toscolano Maderno, e alla pesca e ai pescatori di Gargnano.

 

“Traviata – requiem per una sgualdrina” sarà in scena venerdì 27 marzo al Circolo Everest alle ore 21. Ingresso: 8€ intero, 5€ ridotto per residenti a Vimodrone, under 14 e over 65, tesserati Heroe
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Tutte le informazioni sulla stagione Teatrale Sherpa visitando la sezione dedicata del sito Circolo Everest.

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