My Generation
My Generation
credits:
di Serena Facchini e Ermanno Nardi
con Ermanno Nardi
scenografie Stefano Zullo e Daniele Pennati
costumi Daniele Pennati
progetto audio Federico Mammana
luci Marco Grisa
produzione Industria Scenica
con il sostegno di Ministero della Cultura
“… sarà una bella società
fondata sulla libertà
però spiegateci perché
se non pensiamo come voi
ci disprezzate, come mai
ma che colpa abbiamo noi …”
The Rokes – Ma che colpa abbiamo noi, 1966
È la fine di un’epoca. L’addio a tutto ciò che c’è di vecchio e austero, a quel mondo antico, quell’Italia dell’Anteguerra fatta ancora di costumi severi e convenzioni.
Sono i Ruggenti anni ’60 che arrivano portando un “nuovo” scintillante fatto di auto decappottabili alla James Bond, sale da ballo e feste negli scantinati. Le band fanno ballare a ritmi mai sentiti e il mondo ora si divide tra chi è giovane e i “matusa”, chi rimane abbarbicato al passato, mentre tutto intorno cambia. E mentre ancora si balla scuole e università sono in fermento.
È il ‘68, un’onda di cambiamento che travolge tutti e tutto mette in discussione, con i raduni di musica, i nuovi movimenti giovanili e gli slogan urlati in manifestazione. E poi ancora scontri di piazza, scontri di strada. Tutto si etichetta, tutto diventa bianco o nero, destra o sinistra.
Sono gli anni ’70, i Bollenti, in cui tutto è impegno politico, dove si deve scegliere da che parte stare. E poi arrivano loro, gli Evanescenti ‘80. Ogni cosa allora si diluisce, si mischia, è immagine e look. La musica vira verso beat elettronici e sintetici. Tutto finisce in video, tutto va in onda, è la febbre del sabato sera, è il futuro, effimero, splendido e plastificato.
Ma in questo rapido scorrere qualcosa resta. Fisso, intramontabile, pur nella velocità degli eventi che si affastellano. Qualcosa fatto di note e parole, qualcosa che rimane a far da sfondo all’Italia che cambia. A tenere il ritmo del tempo che passa. A muovere i piedi e il cuore di questi giovani che, fatta la loro battaglia, già lasciano il passo alla generazione che segue, ai nuovi giovani di turno che già sentono vecchi chi li ha preceduti, inevitabilmente, per dare inizio alla propria battaglia.
E intrecciato a questo scorrere, una storia dei giorni d’oggi. Uno storico Dancing di periferia chiuso e poi, per caso, riaperto nel 2014, ma ancora cristallizzato in un’epoca passata. Così tutto torna a galla, gli anni si confondono, si incalzano, si mischiano. Ed è lì che si può capire. Prima impercettibile, appena distinguibile, poi più definita. Quella spinta della giovinezza, prorompente, inarrestabile, verso il cambiamento, verso un mondo nuovo. Verso il futuro.
target:
adulti, locali, sale da ballo, feste ed eventi legati alla musica e tradizione popolare
tag/parole chiave:
musica, teatro-canzone, dancing, sala da ballo, canzone italiana