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La danza not for pro! – Intervista a Annamaria Ajmone

 

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Annamaria Ajmone è una danzatrice che collabora da anni con Industria Scenica come insegnante di danza in contesti non professionisti.

In questo periodo sta lavorando con un gruppo di studentesse dell’Enaip di Pioltello e abbiamo colto l’occasione per farli un intervista veloce!

 

I.S. Chi è Annamaria Ajmone?

Anna: Anna? Sono una danzatrice, lavoro per diverse compagnie e in diversi progetti alcuni anche molto differenti tra loro. Il primo lavoro in contesti educativi e non professionali è stato con Industria scenica, che è stato ed è tutt’ora da un lato  formativo e dall’altro un’importante scoperta professionale e umana per me.

I.S. Se ti dico danza tu cosa mi dici?

Anna: Se dici danza.. dico sostanza!! non so io penso che la danza sia un’importante risorsa..soprattutto nella vita quotidiana delle persone, ballare fa bene, quando per ballare intendo alzare la musica in camera e lasciarsi andare. Inoltre credo sia una disciplina che oltre fare bene alla salute del corpo e della mente mette in relazione istantaneamente le persone. chiaramente poi il discorso cambia a seconda della funzione che ha nella tua vita.

I.S. Lavorare con la danza in contesti educativi o non professionisti? Obiettivi, punti forti e punti critici.

Anna: Lavorare in contesti non professionisti mette in primo piano l’importanza del processo di creazione, il risultato non è l’obbiettivo, l’obbiettivo è essere nel qui ed ora della lezione, la progettualità, fondamentale, è qualcosa che però deve essere sempre modificabile. Se il processo è un processo di scambio e di continuo dialogo allora il risultato, lo spettacolo finale sarà un successo. L’importante per me è che sia un successo per noi che lo abbiamo costruito, che tutti i ragazzi si sentano bene , nel fare cose, che magari all’inizio del corso non avrebbero mai pensato di fare, e in questo processo mi metto anch’io, che sempre mi sorprendo ed imparo da loro.

Io non credo di essere un educatore, con i ragazzi attuiamo un processo di formazione personale e collettiva, impongo poche cose, il gruppo capisce da solo quale è l’abito più comodo da mettersi per il laboratorio, il fatto che deve avere rispetto dello spazio, degli orari, dei compagni, intuiscono l’importanza di accogliere le proposte, di affrontare i problemi, di essere disponibili con i compagni. Si crea una sorta di autodisciplina tra tutti.Questo per me è veramente fondamentale, non ci sono maestri, ci sono io che ho qualche informazione in più di danza e cerco di fornirgliela, ma il lavoro è un lavoro collettivo.
I.S. Le principali caratteristiche delle tue lezioni.
Anna: Si inizia sempre con un riscaldamento tecnico. è fondamentale educare i ragazzi dell’importanza di un training fisico, vorrebbero ballare subito ma rischiano di farsi male.  il training serve, oltre che come preparazione fisica per concentrare l’attenzione delle ragazze su quello che andremo a fare nel resto della giornata. La seconda parte della lezione è dedicata alla costruzione delle coreografie e dello spettacolo. Con i ragazzi c”e sempre un grosso scambio per quanto riguarda la costruzione del materiale, di solito faccio una proposta che viene accolta sperimentata e anche alle volte stravolta totalmente.
I.S.: Quest’anno, insieme a Industria Scenica e l’Istituto Enaip di Pioltello, stai preparando uno spettacolo sul tema della guerra. Ci racconti un po’ di questo lavoro?
Anna: Quest’anno abbiamo accolto la proposta dell’istituto Enaip di lavorare sul tema della violenza. Con Industria scenica abbiamo scelto 3 aspetti della violenza (guerra-bullismo-violenza sulle donne), e su questi abbiamo iniziato a confrontarci con le ragazze . Abbiamo scelte delle musiche e costruito dei movimenti per esprimere lo stato di rabbia, esasperazione, paura, desiderio di rivalsa, ma anche libertà, e un’inevitabile gioia dovuta alla voglia di ballare.

 

 

 

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