fbpx

Corrado Deri e la magia de “L’impronta dei colori”

con Corrado Deri e Tiziana Salvaggio
testo di Corrado Deri
scenografia Tiziana Salvaggio
regia Corrado Deri
assistenza scenotecnica Roberto Sala
Compagnia Teatrale Erewhon
Consigliato dai 6 anni

Dado narra storie e sua nipote, Tiz, le disegna.
Il palcoscenico diventa il luogo di incontro di forme e colori che arricchiscono i racconti fantastici per inventarne di nuovi. “L’impronta dei colori” è uno spettacolo che attraverso la magia della narrazione fa scoprire ai bambini la magia dell’arte. In scena una lavagna luminosa su cui prendono vita i racconti. Il titolo, “L’impronta dei colori”, viene dall’idea che l’arte venga rappresentata con la sua storia. Ogni racconto usa un materiale diverso dai colori alla sabbia.

Ciao Corrado, raccontaci qualcosa di te. Chi sei? Da dove vieni?

Sono Corrado Deri. Abito in un paese ai piedi del Gran Paradiso, in Piemonte. Faccio teatro per ragazzi da quarant’anni e ho prodotto e scritto numerosi spettacoli.

Qui all’Everest hai portato in scena L’impronta dei colori, uno spettacolo che si concentra sulla magia di raccontare storie. Perché è importante saper raccontare storie?

Saper raccontare storie è importante, ma conta molto il modo in cui lo si fa. Il fatto di rapportarsi con un pubblico molto giovane è un vantaggio: si riesce a instaurare un rapporto di fiducia.

Come inventi una storia?

Una storia parte da un’idea, che a volte arriva perché vedo qualcosa che mi ispira. Poi sviluppo il racconto nella mia testa, con l’immaginazione e l’accumulo di immagini – che poi esplodono in narrazione. Credo nei “segni”. Quando sono ispirato continuo a ricevere segnali dal mondo esterno che mi convincono che quella storia è mia, vera e che può essere efficace.

Nel tuo spettacolo dici: «Devi usare la fantasia». E Tiz risponde: «Io non ce l’ho, la fantasia». E’ davvero possibile che qualcuno non abbia fantasia?

E’ difficile che i bambini non ce l’abbiano, ma in generale siamo in un mondo dove la fantasia sta scomparendo – probabilmente anche a causa di Internet. Per stimolare la fantasia, nel mio percorso artistico ho iniziato a togliere sempre di più, ovvero a eliminare supporti visivi o musicali – questo per dare importanza alla parola e vincere la razionalità stuzzicando l’immaginazione. Così i bambini entrano subito nel racconto e mi sembra che non abbiano bisogno di nient’altro che la parola e il suo modo di essere raccontata. Io uso molto l’ironia. L’ironia è la chiave del racconto e raggiunge un pubblico di qualsiasi età.

Qual è la bellezza di fare teatro per ragazzi?

La particolarità di fare un teatro per spettatori molto giovani è che ho davanti a me un pubblico senza muri. Se non gli piace quello che vede, distrugge il teatro. Inoltre sul palcoscenico posso fare molto, lavorare con i ragazzi e la loro immaginazione. Questo è appagante.

Se ti dico Everest cosa mi dici?

Il cielo del mondo.

Torna su