fbpx

Appuntamento a Teatro: 22 maggio WEBulli torna al Circolo Everest – Elea Teatro

Elea Teatro alias Ermanno Nardi e Serena Facchini – compagnia di Teatro interna a Industria Scenica – fa dell’ironico e del grottesco la lente attraverso cui leggere il reale sul palcoscenico. Con caustica leggerezza e un linguaggio pop, Elea porta in scena spettacoli che raccontano molto della società di oggi, delle persone che la vivono e delle loro umane debolezze. Senza esprimere giudizi o offrire soluzioni preconfezionate e lezioni di vita, ma piuttosto cercando l’altro nel dialogo e nel confronto con il pubblico.

Venerdì 22 maggio potremo rivedere al Circolo Everest WEBulli, lavoro sul cyberbullismo parte di un omonimo progetto condotto da Industria Scenica sui comportamenti deviati online degli adolescenti. Un progetto vasto che coinvolge diverse linee di servizio: dalla formazione alla drammaturgia di comunità, passando naturalmente per il Teatro di cui Ermanno e Serena sono i referenti. Si conclude così la nostra prima stagione di Teatro Sherpa con uno spettacolo che un anno fa ha avuto la sua presentazione ufficiale in occasione dell’inaugurazione del Circolo Everest, la nostra nuova casa. Dopo un anno di date nei teatri, repliche nelle scuole, laboratori, festival in Italia e all’estero, finalmente WEBulli torna a Vimodrone. E vi consigliamo vivamente di non perdervelo! [A questo link l’evento Facebook]

I.S. Il bullismo c’è sempre stato, ma il cyberbullismo è un fenomeno nuovo diffuso tra gli adolescenti, sviluppato in parallelo con l’affermarsi dei social network. Come vi siete avvicinati alle dinamiche che sono proprie di una fascia molto giovane della popolazione?

Siamo partiti raccogliendo il prezioso materiale che ci arrivava dai laboratori, condotti con gli adolescenti nelle scuole medie e superiori delle province di Milano e Monza Brianza.
Testi, immagini, musiche, racconti, vissuti. Abbiamo utilizzato questo materiale per trovare un linguaggio che fosse “adatto” per rivolgerci proprio ai ragazzi. Abbiamo poi ripercorso la nostra adolescenza e abbiamo notato come, social network o no, i timori e il senso di inadeguatezza non erano cambiati, anzi erano molto simili.

I.S. Elea Teatro ha completato da poco una ricca stagione di repliche di WEBulli, in Italia e anche all’estero. Che tipo di accoglienza ricevete dai ragazzi?

I ragazzi reagiscono molto bene a questo spettacolo. Li sentiamo presenti, partecipi. Anche la “confusione” che a volte si alza dalla sala è in realtà un caos attento all’arrivo di una canzone particolarmente amata o per una battuta che sentono loro.
Dopo lo spettacolo quasi sempre ci prendiamo del tempo per confrontarci con i ragazzi, raccontare come è nato lo spettacolo e chiacchierare sulle problematiche del cyberbullismo e su come trovare delle vie d’uscita. Anche in questa fase la partecipazione dei ragazzi è sempre molto attiva, sia per quanto riguarda il racconto di esperienze conosciute, personali e non, sia nella richiesta di come poter fronteggiare questi problemi a livello pratico.

I.S. Sul sito di Industria Scenica raccontate la vostra mission con queste parole: “Raccontare il presente con un linguaggio dissacrante.” Quanto conta l’ironia nel vostro teatro?

Da sempre cerchiamo di utilizzare un linguaggio comico/grottesco e questo genere ha fin dall’inizio accompagnato la nostra ricerca. Quando scegliamo un tema di cui sentiamo l’urgenza di parlare proviamo a trattarlo senza giudizio, senza porci dall’alto o puntando il dito, ma raccontandolo da dentro, senza prendersi troppo sul serio. Con il nostro linguaggio cerchiamo di suscitare un sorriso o una risata ma che molto spesso nascondono e fanno emergere qualcosa di più profondo.

I.S. Siete tornati di recente da un festival di teatro molto importante negli Stati Uniti, In Scena! Italian Theater Festival di New York. Dal punto di vista artistico, cosa avete visto dall’altra parte del mondo che vi piacerebbe avere anche in Italia? E su cosa invece l’Italia ha da insegnare al Teatro americano?

Quello che ci ha colpiti è la grande varietà di proposte artistiche, dall’evento teatrale immersivo di Punchdrunk a Chelsea, agli spettacolari musical di Broadway, alle tante compagnie che svolgono la propria personale ricerca nell’Off Broadway. La cosa affascinante è che ognuno trova il suo posto. Inoltre la tradizione teatrale e letteraria italiana è apprezzatissima in America, come ci raccontava la compagnia italiana KIT che organizza il Festival IN SCENA a New York.
Quello che al nostro ritorno apprezziamo ancora di più del teatro in Italia è il grande interesse per tematiche di interesse sociale.

I.S. Nel 1968 Pier Paolo Pasolini scriveva; “Il nuovo teatro non è dunque né teatro accademico né un teatro d’avanguardia. Non si inserisce in una tradizione ma nemmeno la consta. Semplicemente la ignora e la scavalca una volta per sempre.” Cosa potrebbe essere per Elea una rivoluzione nel Teatro?

La nostra personale e piccola rivoluzione è quella di un teatro non fine a se stesso e all’espressione della capacità dell’attore ma di un teatro che possa davvero toccare lo spettatore nella “verità” dell’azione scenica, che parli di ognuno di noi, che racconti di qualcosa che sentiamo vicino.

I.S. Avete appena presentato a IT Festival il primo studio del vostro prossimo lavoro, Ludopark, con la drammaturgia di Renata Ciaravino e, oltre a voi, con l’attrice Anna Coppola. Come nasce questo progetto sul gioco d’azzardo patologico?

Il nostro progetto è quello di creare una trilogia dedicata alle “Patie contemporanee”, ossia a quelle patologie, dipendenze o comportamenti inadeguati legati all’avvento dei social media e delle nuove tecnologie digitali. Il primo passo di questa trilogia è stato appunto WEBulli, incentrato sui fenomeni di cyberbullismo e sexting. Ludopark sarà il secondo passo, in produzione dopo l’estate, e tratterà della dipendenza patologica da gioco d’azzardo. Ludopark, a differenza di WEBulli, partirà da una drammaturgia originale, un testo scritto apposta da Renata Ciaravino.

Torna su