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Renata Ciaravino: “Potevo essere io”, un testo per adulti e per i bambini che furono. Venerdì 10 aprile al Circolo Everest.

Renata Ciaravino, drammaturga, autrice televisiva e radiofonica, un diploma alla Paolo Grassi di Milano, origini pugliesi e una vita al “nord”. Nel 2007 scrive un testo che parla di adolescenti, di amori, di sogni e fallimenti, di bambini cresciuti e di adulti perduti. Racconti che si intrecciano, scritti con stile leggero e con umorismo graffiante, raffinato. Quelle storie dopo pochi anni sono diventate il canovaccio per una pièce teatrale che venerdì 1o aprile passerà dal Circolo Everest per una serata speciale, protagonista della rassegna “8000 metri di Teatro”. L’interpretazione della bambina-adulta, la narratrice di “Potevo essere io”, è affidata ad Arianna Scommegna, attrice della compagnia ATIR Teatro Ringhiera di Milano, già premio UBU 2014 e Hystrio 2011.
Nell’intervista che leggete di seguito Renata Ciaravino ci racconta in poche semplici battute un po’ della sua storia tra Milano, Brindisi e l’amore per la scrittura.

I.S. “Potevo essere io” è il racconto di una bambina cresciuta negli anni ’70-’80 nella periferia nord di Milano, Niguarda. C’è qualcosa di Renata Ciaravino in quella bambina?

Quasi tutto. Il “quasi” è di Elvio Longato e Arianna Scommegna.
Per me il teatro ha a che fare con la donazione di sé. E col darsi in pasto.

I.S. La protagonista interpretata da Arianna Scommegna descrive – attraverso il racconto della sua vita – la normalità di molte altre esistenze, delle famiglie del sud trapiantate a Milano alla ricerca di nuove opportunità che si scontrano con realtà diverse da quelle che immaginavano; cosa trovi di quella Milano di una volta nella Milano di oggi?

Lo stesso sconcerto nell’idea di emigrazione. Conosco pochissime persone, oggi come ieri, che non conservino da qualche parte una ferita per avere lasciato la terra della nascita. Dalla mia vicina egiziana a mio padre. Alla fine di una vita uno si chiede se ne valeva la pena. Sono i figli degli emigranti che ne traggono veramente vantaggio. Come me. Ma anche lì chissà… se fossi nata a Brindisi…

I.S. La scenografia dello spettacolo è scarna, ma molta importanza è stata data ai video, curati da Elvio Longato. Puoi spiegarci le motivazioni di questa scelta stilistica?

I video di Elvio Longato sono la manifestazione per immagini del sentimento che sta sotto al racconto. Un altro modo di raccontare la stessa visione. Una pausa per lo spettatore dalla parola, e insieme un ingresso in una sintesi poetica che dice tanto in 2 minuti.

I.S. Parliamo di te: classe ’73, diplomata alla scuola Paolo Grassi di Milano, drammaturga, scrivi estensivamente per il teatro e collabori nella direzione di diversi festival artistici. Eppure anche a te sarà capitato di dirti “Potevo essere io”… Chi potevi essere e invece non sei stata?

Non me lo chiedo più perché quando me lo chiedo rabbrividisco. Mi convinco allora di credere al “daimon” come ne parla Hillman: accade ciò che deve accadere anche se a volte ti sembra che il disegno della tua vita abbia dei buchi, delle scoloriture.
Potevo essere un’alcolizzata, una ricca autrice televisiva, la moglie di un dentista, la madre di tre figli già grandi, una brindisina, la moglie di una donna. Troppe possibilità.
Questo testo è un modo però di ringraziare chi mi ha concesso di essere ciò che sono, anche senza saperlo.

I.S. Chi secondo te dovrebbe vedere “Potevo essere io”?

Tutti. “Potevo essere io” parla ai bambini che siamo stati e che ancora ci portiamo dietro ovunque andiamo.
In platea non ci sono mai solo 100 persone. Ci sono 100 persone + 100 bambini accanto, invisibili.

I.S. Nella tua carriera hai calcato i palchi e frequentato le scuole di drammaturgia straniere, in città come Parigi e Bruxelles: cosa pensi che manchi al teatro italiano che invece queste capitali europee possono vantare? E in cosa invece l’Italia eccelle?

E’ una domanda a cui non so rispondere. Se non con una banalità. A noi manca l’1,1 % i più del pil speso in cultura rispetto alla media degli altri paesi. Per il resto nessun paese ha più degli altri, ognuno ha quello che ha.

I.S. Progetti nel cassetto di Renata Ciaravino e della Compagnia Dionisi?

I progetti di compagnia coincidono coi progetti delle persone. Non esiste più una struttura con doveri fissi e mete che camminano sulle teste delle individualità creatrici.
Abbiamo perso un po’ di interesse per il collettivo come idea, ritrovando molto amore nel lavorare con chi stimiamo profondamente.

Info evento: venerdì 10 aprile, ore 21, Circolo Everest via Sant’Anna 4, Vimodrone.
Evento Facebook.

 

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